Coach Wooden (http://newsroom.ucla.edu/releases/john-wooden-dies-84109)

Ho conosciuto, nella mia vita personale e professionale, molti allenatori, istruttori, coach, mister, maestri… ed ogni incontro, naturalmente, mi apre ad un mondo. A volte sento una profondissima sintonia, altre una distanza che può essere più o meno grande ma che è sempre legata ad aspetti di tipo relazionale più che tecnico. Evidentemente le mie antenne sono sintonizzate su questo aspetto da cui fatico ad allontanarmi.

Trovo che, nell’arte di allenare, lo sforzo di guardare alle cose anche dal punto di vista dell’atleta sia semplicemente la dimensione che fa la differenza. Le ricerche dimostrano che gli atleti migliorano di più e sono maggiormente motivati quando i coach li coinvolgono attivamente nell’esperienza sportiva e non li considerano meri esecutori di ordini o insegnamenti. Le persone, infatti, amano essere attive, protagoniste ed artefici della loro vita, ed anche in età evolutiva preferiscono sentirsi interpellate e considerate dal loro maestro. Dal punto di vista dell’istruttore, poi, la possibilità di comprendere i punti di vista degli atleti e di tenerne conto potenzia incredibilmente l’efficacia comunicativa, il legame di fiducia, in ultima analisi, la prestazione.

Certo non è facile passare da un approccio “io ti dico cosa devi fare e tu lo fai”, ad un atteggiamento di compartecipazione e corresponsabilità, ma tutti coloro che hanno provato a fare questa fatica hanno fatto esperienza diretta dei risultati. In fondo non è proprio lo sport ad insegnare che solo con la fatica si ottengono grandi risultati?

#allenatori#comprensione#fiducia#motivazione#relazione#responsabilità

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